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· Abbiamo qualcosa da raccontarvi: "Ricette e poesie, connubio di nutrimento " ·← Elenco BlogRicette e poesie, connubio di nutrimentoSecondo Elsa Morante, la più bella frase d’amore è “Hai mangiato?”. Il cibo è una necessità che può farsi piacere. La letteratura ha preso molto dal suo ambito lessicale: assaporare o divorare un romanzo, versi dolci o amari, e così via. La dimensione immateriale del sapore e la componente visiva del cibo fanno sì che quest’ultimo molto abbia preso, a sua volta, dal linguaggio delle arti: sinfonia di sapori, tripudio di gusti (il tripudio era una danza sacerdotale), ecc. Nel libro “Poetando tra i fornelli” (TraccePerLaMeta Edizioni) il gioco è di andata e ritorno tra la poesia e la cucina: ognuna delle 30 poesie scritte da Fabio Clerici si alterna con le ricette realizzate da Maria Antonella Calopresti (entrambi nella foto). Nella nota introduttiva, il poeta spiega la dimensione metafisica che accomuna la poesia e i sapori della cucina: in ambo i casi, emozioni che di fronte a un bella poesia o a un bel piatto proviamo tutti noi. La chef e food-blogger correda ciascuna poesia con una ricetta, premettendo l’ingrediente emotivo (proveniente dalla poesia) che l’ha portata a scegliere la preparazione. Questo libro fa venire voglia di tracciare dei parallelismi tra la poesia e la cucina: la scelta della parola e quella degli ingredienti; la cura della messa in poesia e delle preparazioni. A Clerici abbiamo chiesto quali sono i gesti che, secondo lui, accomunano di più le due attività. «In entrambi riscontro una forte connotazione evocativa: la poesia e la cucina sanno evocare delle emozioni. Tempo fa, del resto, la cucina era soprattutto convivio; lì parole ed esperienze si intrecciavano. Io aiutavo mia madre, mentre cucinava. Farlo insieme era una forma di composizione partecipativa; l’occasione per farsi raccontare storie e la genesi dei piatti. Tutto ciò vale, a maggior ragione, per noi italiani: le parole e la cucina sono inscindibili; e difatti le cose più importanti vengono decise proprio a tavola. Inoltre, la radice comune della poesia e della cucina è la nostra esperienza quotidiana: entrambe sono chi siamo, da dove veniamo, ciò che abbiamo vissuto”.
Non pensa che ci sia più poesia nelle preparazioni – spesso velocizzate – sui social, piuttosto che nei pensierini affidati a qualche post? «Penso che i social siano uno strumento immediato e alla portata di tutti e, perciò, debbano avere un linguaggio scarno e offrire contenuti immediati. Così, anche le ricette che vi compaiono devono stupire, magari per la loro novità. C’è una cosa che accomuna moltissime delle preparazioni sui social: sono ricette veloci, per le quali servono pochi ingredienti. Ciò è del tutto in linea con l’utilizzo dell’utenza mordi e fuggi dei social, con la narrazione sul web. Ne consegue che fermarsi e comprendere il valore delle parole, così come trovare gli ingredienti giusti, è un lavoro più complesso. Il poeta centellina le parole: la parola deve essere proprio quella che identifica un’emozione; parimenti, quando si cucina, si cerca un ingrediente suggerito da un’emozione specifica. Il libro illustra tutto ciò: ogni poesia contiene un ingrediente, che viene poi contestualizzato nella ricetta, sulla base della reazione emotiva che ha prodotto; in altre parole, sono tutte ricette che contengono ingredienti contenuti nel bagaglio emotivo e testuale delle poesie».
Federico PaniCategorie
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