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· Abbiamo qualcosa da raccontarvi: "I vini delle isole minori 1°Parte" ·
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I vini delle isole minori 1°Parte

Prima parte di Antonio Lagravinese

Si sta avvicinando l’Estate le ferie dovrebbero essere già pianificate ma Luca Bandirali e Delfina Piana hanno comunque voluto presentarci la loro offerta: una crociera nei mari italiani. Se VOG in questo caso ha svolto le funzioni di Tour Operator, il ruolo di Capitano della nave è toccato ad Italo Maffei uno dei responsabili della selezione del catalogo di Proposta Vini, ottimo distributore trentino che vanta un’offerta ampia e variegata con una particolare attenzione alla territorialità.
Parlare con Italo vuol dire riconoscere da subito la totale sintonia con la filosofia VOG, anche se forse il termine “filosofia” non sarebbe a lui particolarmente gradito perché sembra sottintendere un approccio troppo “mentale” al vino. In realtà i principi regolatori della selezione delle cantine da inserire nell’offerta commerciale sono la ricerca della aderenza territoriale, il rispetto per la biodiversità senza prescindere dal requisito primo e fondamentale della piacevolezza del vino. E’ chiaro a tutti in questo momento che il mercato sta spingendo verso i prodotti biologici o biodinamici, le produzioni “artigianali”, il ritorno all’agricoltura “come una volta” e questo comporta una grande difficoltà: discernere tra ciò che è veramente un prodotto di qualità e ciò che invece è marketing. Ulteriore difficoltà è il tentativo, più volte da noi stigmatizzato, di voler contrabbandare degli oggettivi difetti del vino come apprezzabili indicatori della naturalità di un prodotto. Ecco che il lavoro appassionato di persone come Italo serve per discernere ciò che è moda da ciò che è artigianato vero, prodotti approssimativi da vini meritevoli di essere conosciuti. Ma attenzione. Come più volte ribadito, non deve passare l’equazione moda=prodotto di scarso valore. La maggior parte dei vini , e a maggior ragione quelli di grande richiamo commerciale, sono prodotti assolutamente perfetti dal punto di vista della realizzazione tecnica e privi di alcuna criticità in fase di degustazione; semplicemente la ricerca che noi facciamo è rivolta a vini che esprimano una definita personalità e territorialità…. magari anche a costo di tollerare qualche lieve difetto…. del resto, conoscete qualcuno di perfetto??

 

Ecco quindi delineato il filo conduttore di questa crociera: scoprire vini di territori molto particolari come quelli di alcune delle più straordinarie perle delle quali è punteggiato il mare italiano. Scopriremo che a territori straordinari corrispondono anche uomini che operano con dedizione e senso del sacrificio fuori dal comune. Proposta Vini ha un progetto particolare denominato Vini Estremi nel quale ha fatto confluire alcuni prodotti di territori particolarmente difficili per altitudini,  pendenze o clima: ciò che emerge è la grande adattabilità della vite, e dell’uomo che la accudisce, a situazioni difficilmente immaginabili adatte alla viticoltura. Italo ha verificato che “dietro grandi vini ci sono sempre grandi uomini” ….ed è il momento di conoscerne qualcuno.
Il clima un po’ bizzoso è stato clemente e ha permesso di aprire la serata con un aperitivo servito nella splendida cornice del cortile della Vineria Fuoriporta. Protagonista il primo vino:

ZIBIBBO GROTTA DELL’ORO 2014 – Hibiscus – Ustica (PA)
Zibibbo in purezza, vinificato secco con rese bassissime (20q/ha) raccolto da vigneti a trenta metri dal mare. Il vento è un problema reale al quale si ovvia proteggendo le piante con i fichi d’india. Il terreno dell’Isola è vulcanico è questo dona al frutto profumi delicati ed un’ottima sapidità. La nota agrumata è molto percettibile ma resa più complessa da sentori di erbe aromatiche di salvia e rosmarino. Un vino di ottima bevibilità e discreta persistenza. Ideale come aperitivo ma affiancato agli assaggi proposti rivela anche una insospettata forza. Nessun problema di abbinamento con una insalata di orzo, pesto e calamari, così come con il crostino con ricotta di capra e salmone, stupisce invece la forza e potere sgrassante con il panino con lardo di colonnata. Ottimo equilibrio e nessuna chiusura amara talvolta tipica dei vitigni aromatici vinificati secchi.
Una volta accomodati ai nostri posti risaliamo lungo la costa per approdare al largo delle coste laziali:

FIENO DI PONZA BIANCO 2014 – Antiche Cantine Migliaccio – Ponza (LT)
Una fotografia è emblematica delle condizioni in cui questo vino viene prodotto: in cima ad una montagna, estremamente ripida e terrazzata, è stata messa una scritta: UTOPIA. In effetti, benché ci siano evidenze che già nel 1700 si producesse vino nell’isola, sembrerebbe un territorio inaccessibile ed impraticabile per una viticoltura moderna….ed infatti è proprio così! Se i Borboni nel 1743 hanno assegnato agli avi degli attuali proprietari questa costa dell’Isola, ancora adesso le vigne si raggiungono con il mulo con pendenze che arrivano a 40° oppure , in alcuni casi, via mare con la barca ed attraversando gli scogli, non essendoci possibilità di approdo. La dominazione borbonica si riscontra anche nelle uve coltivate: Biancolella e Forastera, tipiche della costa campana e di Ischia in particolare. Tra le viti, sostenute da terrazzamenti con muretti a secco che tengono saldo il terreno, vecchi palmenti abbandonati sono testimoni delle lavorazioni delle uve che venivano effettuate direttamente in vigna; Per recuperare spazio alcuni filari sono stati piantati direttamente nei muretti! Le uve, tutte a piede franco, regalano un vino minerale, fresco, molto fine ma comunque di personalità. Un iniziale tono amaro si smorza immediatamente per lasciare il passo ad un impatto decisamente fruttato di pera e prugna bianca, comunque rinfrescato da sentori agrumati; la successiva areazione libera sensazioni erbacee, note di macchia mediterranea, un floreale declinato sulla ginestra ed una chiusura quasi balsamica. Ottima la persistenza, buona la complessità e straordinaria la beva.
Ciò che stupisce dopo i primi due assaggi, è la grande freschezza di vini che provengono da zone estremamente calde. Nella sua esperienza Italo è arrivato alla conclusione che i vitigni storici di un determinato territorio, hanno messo in atto dei meccanismi di adattamento alle condizioni climatiche nelle quali si trovano che permettono loro di raggiungere un perfetto equilibrio vegetativo garantendo così mosti comunque equilibrati in tutte le loro componenti essenziali. Ulteriore motivo per auspicare il rispetto del patrimonio ampelografico dei diversissimi microclimi italiani nei quali vene coltivata la vite.
La nostra crociera prosegue volgendo la prua nuovamente verso sud e facendo tappa ad Ischia.

KALIMERA BIANCOLELLA 2014 – Cenatiempo – Ischia (NA)
La viticoltura sull’isola risale ai Greci, i vigneti dell’isola partono dal mare per arrivare fino a 600m di altitudine con pendenze anche superiori al 30%. Anche in questo caso i muretti a secco di tufo verde, tipico dell’isola,  hanno la funzione di sostenere il terreno e creare le condizioni per l’impianto delle viti. Il vigneto Kalimera si trova in Contrada Serrara Fontana, zona collinare della costa sud. La gestione agronomica prevede corno letame, sovesci, inerbimento e trattamenti con rame e zolfo. Le uve di Biancolella, vinificate in acciaio nella cantina scavata nel tufo, sostano per 4 mesi sulle fecce ed il vino riposa poi quattro mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Nel bicchiere presenta un naso ”rotondo”, note morbide di pera, pesca ed ananas sovrastano una acidità comunque presente ed una sapidità mai eccessiva. La vena minerale emerge timidamente in un secondo tempo alternandosi nel tempo con la nota fresca e fruttata. Questa successione di sensazioni regala a questo vino una piacevolissima persistenza gustativa.
Abbandoniamo la Campania per volgere nuovamente lo sguardo a sud, verso la Sicilia, ed approdare a Lipari.

BIANCO POMICE 2014 – Tenuta di Castellaro – Lipari (ME)
Sull’isola sono stati trovati vinaccioli carbonizzati la cui datazione è da far risalire al 1450 a.c. a testimonianza di come la viticoltura sia parte della storia di queste terre. Massimo Lentsch è un imprenditore bergamasco che decide di investirenel recupero di territori e vigneti sull’isola. Per far ciò si è avvalso della consulenza enologica di Salvo Foti, uno dei massimi artefici della rinascita della viticoltura etnea.Se la cantina è stata scavata nel sottosuolo con tecniche innovative per avere il minore impatto ambientale possibile, per la messa a dimora delle viti ci si è avvalsi del sistema di impianto ad alberello etneo sostenuto dai tradizionali pali di castagno spaccati a mano con una densità di 9.000 ceppi/ha. Il terreno dell’isola si può distinguere in due macro aree: la parte più vicina al vulcano è ricca di pietra pomice mentre allontanandosi diventa dominante il caolino e l’ossidiana. In questo terreno cresce il Carricante mentre vicino al vulcano è piantata la Malvasia. Dall’unione di queste due uve nasce il vino in degustazione.
Sotto l’indicazione di Salvo Foti la vinificazione si sviluppa grazie a lieviti indigeni e le chiarificheavvengono esclusivamente per travaso. Solo il Carricante ha un passaggio in legno per sei mesi in barriques usate mentre la Malvasia è trattata in acciaio. Il vino è inizialmente ritroso e necessita di ossigenazione, il legno è avvertibile nella nota tannica comunque ben dosata anche se un finale leggermente amaro ed astringente ne compromette la facilità di beva. La dinamicità del bicchiere aiuta lo sviluppo di profumi floreali e di sensazioni agrumate che riescono a sovrastare l’iniziale nota tostata  di vaniglia. Finale balsamico con un guizzo aromatico donato dalla Malvasia e sostenuto da un nerbo fresco e sapido comunque importante. L’impressione è quella di un vino con grandi potenzialità penalizzato da un assaggio troppo anticipato rispetto alle proprie capacità evolutive.
Terminata la visita i Lipari ci dirigiamo verso nord per gettare l’ancora nel mare della Toscana.

ALEATICO ROSA DELLA PIANA 2015– La Piana – Caprai (LI)
Nel 1873 fu istituita sull’Isola di Capraia una Colonia Penale che era di fato una casa di reclusione ai cui carcerati era affidata, tra l’altro, la cura dei vigneti dell’Isola. Dopo la chiusura avvenuta nel 1986, tutti questi terreni restarono incolti e la vegetazione spontanea si impadronì nuovamente nel territorio. Il proprietario del terreno, non sopportando lo stato di degrado di questo terreno decide di abbandonare il lavoro di fisioterapista a Roma, crea l’azienda La Piana ed avvalendosi del supporto di tecnici agronomi ed enologi si adopera per il recupero dei vigneti a nord- nord est dell’Isola, in un anfiteatro naturale che scende fino al mare su terreno vulcanico. Per quanto riguarda le uve, vengono recuperate e reimpiantate le tradizionali  Aleatico, Vermentino, Ansonica, Ciliegiolo e Sangiovese.La prima vendemmia è datata 2009 e dall’Aleatico in purezza  viene ricavato questo splendido rosato. Vinificato esclusivamente in acciaio presenta un naso che è un profluvio di frutta freschissima, fragola soprattutto ma anche una nettissima arancia sanguinella a donare maggiore corpo e complessità. Percettibile anche il floreale declinato sulla rosa con una favolosa bevibilità ed uno scheletro acido e minerale che ne prolunga la persistenza.

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